Quasi pieno agosto; le vacanze alle porte o appena concluse; #EducativoDalWEb di #educare4punto0 non va del tutto in vacanza e grazie alla visione di un film vuole “buttare sassi nello stagno della mente”.
Il film, come preannunciato, è Ex_machina di Alex Garland, alla sua prima regia, già sceneggiatore di Sunshine, 28 giorni dopo e The beach per Danny Boyle; interpreti Domhnall Gleeson, Oscar Isaac ed Alicia Vikander nei panni di Ava (che in italiano nel film diventa Eva).
Non voglio raccontarVi il film; premetto solo che si tratta di un giallo psicologico e come tale ha i suoi “cattivi” e i suoi lati oscuri e che la sua ambientazione è qualcosa di davvero “folgorante” per la natura, i colori e i suoni.
Una specifica importante; i prossimi pensieri sono frutto di un mio ragionare e sentire legato a un modo di intendere il pensiero educativo, in generale, e più nello specifico, relativamente all’uso dei social. Il mio intento è solamente quello di offrire nuovi spunti, lungi da me la presunzione che tali pensieri possano diventare il “nuovo”. Solo “sassi buttati nello stagno”.
Cercherò di trattare il film come un spunto pedagogico legato ai temi di #educare4punto0.
La prima frase che mi ha colpito e che riposto, più o meno a memoria (dunque non sicuramente alla lettera, ma il senso è quello) è la seguente: “La sfida non è agire automaticamente ma fare in modo che il nostro pensiero e la nostra azione vadano oltre l’automatismo stesso, senza sapere se avremo davvero un risultato”.
Ora, dal punto di vista educativo, questo può dirsi un “moto costante” di colui che, creativamente, prova per errori, non in modo meccanico e deterministico, pensando che possa esserci una terza via a cui giungere, oltre alla solite già determinate e battute. Una modalità “di ricerca” dunque; se questo lo spostiamo sul versante “social” e sulla “netiquette” potrebbe uscirne un invito al “non stare” necessariamente aggregato alla massa, al coltivare la propria identità, all’usare criticamente le fonti e le parole e a non incorrere dunque nel “lo postano tutti, lo faccio anche io”.
Un altro tema evocativo interessante è quello sul Test di Turing; tema centrale su cui si snodano le “sessioni di incontro” tra Ava e l’umano. Credo che ad ognuno di noi, ogni tanto, sia capitato di esclamare “questo computer fa un po’ quello che gli pare!” , intendendo, con questa espressione una mancanza rispetto a quanto noi volevamo invece facesse. Può davvero una macchina, un A.I (artificial intelligence) avere un proprio pensiero? Una domanda centrale a cui in molti stanno cercando di dare risposta…
E aggiungo, quando la nostra “intelligenza artificiale” prende le forme di un iperrealistico androide come Asuna o come gli androidi creati per fare sesso di cui si parlava già nel 2006, specificando, nell’articolo che vi ho linkato, che “entro il 2020″, come profetizza il futurologo inglese Ian Pearson l’evoluzione dell’intelligenza artificiale porterà i robot ad avere un inizio di coscienza”, dicevo, quando la nostra coscienza si trova a fare i conti con la parte “emotiva” nei confronti della macchina, cosa può davvero accadere? Come ci possiamo sentire?
Certo si, stiamo parlando di un film, ma la realtà sta davvero lavorando e si sta preparando a comprendere i benefici, oltre quelli “ludici”, di un’intelligenza artificiale, che diventi da supporto e sfida per noi.
Riportato a noi oggi; la parte centrale su cui educare, rispetto ai social, resta quella del far comprendere, a chi “naviga abitualmente o sporadicamente” tra avatar, così umani, e meme o immagini “intriganti”, cosa voglia dire davvero “entrare in relazione” (per lo meno cosa voglia dire secondo i canoni conosciuti ora, su quelli futuri, vedremo), che cosa ci si scambia tra persone e soprattutto “come”, anche attraverso i mezzi tecnologici a disposizione.
Stare bene, anche dietro fattezze altrui, non dimenticando le proprie e altrui fattezze umane…
E in conclusione, sperando di averVi interessato, vi auguro una buona e attenta visione del film.

immagine presa dal web in http://www.cineforum.it