Quasi al traguardo: oggi tocca ai fiori!

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Oggi vi propongo quattro personaggi del mondo vegetale e in particolare quattro fiori. Mi piacciono tutti e quattro per motivi e sensazioni differenti. Sono belli, profumati e dai colori decisi. A voi la scelta su quale posare la vostra creatività.

Di uno vi regalo un’immagine …Attendo le vostre, scritte.

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Ioscelgo7

Vi pubblico lo scritto di Sylvia Baldessari sulla prova del quinto giorno. Davvero un interessante gioco di parole. Grazie!

Una penna e un pennello
La prima modesta e il secondo monello
Gironzolavano per una palude gracchiante
In cerca d’autore con fare brillante
Disse la prima “Che sappia scrivere!”
Rispose il secondo “Non farmi ridere!”
La penna lesta contrattaccò
“Tu vuoi solo fare arte, Po-boblò”
A sentir il nome strano
Del pennello in cerca di mano
La palude che già gracchiava
Una grassa risata rilasciava
“Po-boblò che nome buffo, che nome bislacco
Chissà la gente se ride un sacco!”
Il pennello triste divenne
E la penna giunse a una conclusione solenne
“Ne ferisco tanti, senza sapere
Po-boblò perdonami per piacere!”
Il pennello si sentì capito
E iniziò a muoversi senza la guida di un dito
Nuove emozioni in lui erano germogliate
Tutte buone e ben calibrate
Dipinse sopra a quella palude irriverente
Che a ridere non smetteva per niente
Nonostante il dolore del pennello
Lei continua il suo ritornello
Po-boblò era ispirato
E sopra la palude dipinse un bosco gemmato
La penna disse, nel vedere il nuovo paesaggio
“Non ti serve autore, amico saggio
Hai voluto perdonare
E oltre le parole andare”
Penna e pennello gironzolavano ora per il bosco
Che non era per niente fosco
Anzi era tutto illuminato
Come il loro affetto, che si era rinforzato.

 

L’accompagnamento musicale di oggi: Dvorak – Romance for piano and violin, Op.11

 

Una risposta »

  1. Autore Paolo Cestarollo

    Se avesse potuto si sarebbe sdraiata sull’erba del prato, avrebbe affondato le spine nel terreno e inspirato l’aroma umido, accarezzato l’erba deliziandosi dell’odore della pura clorofilla. Ma nulla riusciva a dissipare il suo profumo, non il vento che scavalcava le foreste, non la rugiada fresca che si depositava sui petali la mattina, né la pioggia scrosciante. La propria essenza le era diventata nauseante, scelta obbligata in un mare di possibilità che la circondavano, prepotente presenza che troneggiava sui profumi dei compagni del prato olezzoso.

    “Perché quell’aria abbattuta?” le chiese un giorno una libellula che si era fermata a riposare poco distante.
    La rosa le spiegò il suo cruccio. “Mi chiamano ‘regina’ e decantano il mio profumo, ma io non ho mai provato la loro sorpresa, l’emozione di trovarsi a odorare qualcosa di meraviglioso, perché non sento altro che il mio profumo. Sono un sole che sogna di vedere le stelle.”
    La libellula ci pensò su e le propose di recarsi presso lo stagno silente, dove risiedeva un fiore saggio che avrebbe di certo trovato una soluzione al dilemma.
    “Seguimi, ti condurrò là. Egli saprà illuminarti.”
    Così viaggiarono fino al luogo designato e la rosa venne presentata al fiore del loto.
    “Che meraviglioso profumo emani!” disse il loto e quasi la rosa pianse a quelle parole.
    “Per me non c’è meraviglia, perché questo dono è anche un fardello! Aiutami a provare lo stesso stupore!” pregò la rosa.
    Il loto, mosso a compassione, si strappò un petalo e lo porse alla rosa: “Assaggiami e io farò svanire il tuo dolore, e con esso tutti i tuoi ricordi.”
    “È un grande sacrificio il tuo, non posso accettare.”
    “Allora dammi in pegno uno dei tuoi petali, perché possa sempre godere del tuo profumo, e saremo pari.”
    L’accordo fu stretto. I due fiori si scambiarono i petali, loto per conservarlo, rosa per mangiarlo. Quando rosa ebbe ingoiato l’ultimo pezzo ebbe un capogiro e svenne. Al suo risveglio l’accolsero il loto e la libellula.
    “Cos’è questo profumo?” fu la sua prima domanda.
    “Quello della regina dei fiori” rispose il loto.
    Vennero poi altre domande, sul suo nome, sulle sue origini.
    “Ti condurrò a casa” propose la libellula.
    “Grazie, ma prima voglio trovare l’origine di questo profumo.”
    Chiese dunque il loto: “Cos’hai pensato appena l’hai percepito?”
    La rosa sorrise. “Gioia. Meraviglia.”

    Passato qualche tempo, dopo che la rosa era stata riaccompagnata al suo prato, la libellula tornò a far visita al loto.
    “Quante volte ancora dovrò condurla da te?”
    “Quante sarà necessario perché non ne abbia più bisogno.”

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