E oggi vi pubblico il prompt di ieri, in ritardo lo so ma volevo dare una continuazione a questa storia che sta evolvendo. Il prompt di ieri era GEMELLO. Buona lettura e grazie!
E dopo tutto questo pensare grazie ai ricordi e a un foglio stropicciato era tempo di un buon tè. Di quelli che servivano i chai boy nei negozi di stoffe o nelle gioiellerie, chiamati dai negozianti, per ingraziarsi ancora di più i clienti. Lei e Sergio ne avevano apprezzati e bevuti molti da quando erano in India. Agata però aveva preso l’abitudine di bere il tè così, senza zucchero e latte. In una tazza con i disegni natalizi, se l’era portata da casa, e pur con qualche sbeccatura resisteva ancora. Quelle piccole rotture le fecero venire in mente un episodio delle sue vecchie amiche gemelle. Due donne, cresciute accanto, vicine con l’anima stretta nelle gioie e nelle difficoltà. Ada e Eve due nomi palindromi e anche loro, ricordava Agata, sembravano tali. Si vestivano non in modo uguale, ma come se dovessero formare insieme uno yin e uno yang; se la maglietta di una era di colori caldi e la gonna o i pantaloni di colori freddi, l’altra si vestiva esattamente al contrario. Uguali nelle metà diverse. Agata non aveva mai osato chiedere se facessero apposta, aveva notato questo modo durante alcune lezioni di yoga di cui anche loro erano assidue praticanti. All’inizio le sembrò un caso; ma si ripeté più volte, dunque non poteva che dirsi intenzionale. E lo yoga era stato il mezzo e il luogo di conoscenza del loro uomo; se ne erano innamorate entrambe. Questo glielo avevano racconto: -”Pensa -disse Ada- un pomeriggio in cui Eve non venne alla lezione, incontrai Jamal. E la volta dopo ebbi io un impegno e così Eve ne approfittò. Del resto in una settimana l’aveva già frastornata di parole su di lui.” La loro bellezza era gentile e identica; lui avrebbe potuto non accorgersene per lungo tempo. Loro invece si accorsero quasi subito che lui era unico, per ognuna di loro. Per un po’ si divisero il tempo, i luoghi diventando complici e arricchendo la loro esperienza. Si accorsero che in fondo potevano rischiare di avere una condivisione totale, perché no. Temevano la reazione di lui; fino ad ora il loro poteva sembrare un inganno. Se lo stavano dividendo e lui ne era ignaro, almeno così sembrava. “E se lo sapesse e facesse finta di niente? -osò una sera Eve. “E come avrebbe potuto, siamo state tanto attente!”- rispondeva Ada. E in quel tanto si nascondeva davvero un mondo; i racconti dei loro incontri erano dettagliati, precisi per non incorrere in sbagli o manchevolezze, persino le movenze, gli sguardi fino ad arrivare a condividere il modo in cui si concedevano il piacere. Ogni volta Agata, nel sentire la loro storia restava interdetta, ma comprendeva. Soprattutto quando arrivava Jamal e se le abbracciava entrambe. La dualità aveva lasciato il campo alla triade, alla non divisione, alla gioia condivisa. Del resto, come accadeva da piccole, che sentissero quando una delle due stava male, allo stesso modo, provavano e intuivano il piacere dell’altra quando accadeva. E durante uno dei loro brindisi a suon di tazze di tè, ne avevano scheggiate due, battendo troppo forte. Due pezzi simili nella forma e di colore opposto erano caduti sulla stuoia della cucina. Si erano guardate; raccolti i pezzi li avevano incollati, scambiandoseli. Ed erano nate così, a detta di Agata, due perfette tazze palindrome.

L foto è di Ulleo in Pixbay