Un nuovo esperimento ; #creativitàsfrenata

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Agosto tempo di scrivere; questo è il secondo anno in cui mi permetto di avere uno spazio quotidiano in cui poterlo fare.

Questa volta ho colto l’invito sottile dell’amica Emma Frignani su Instagram che inneggiava alla sua partenza per una nuova sfida; #creativitàsfrenata da Alessia Savi, la Prosivendola. Ho letto con cura e detto, perché no! Sono partita oggi con qualche giorno di ritardo. Questo il primo prompt o incitamento da cui iniziare “lo scritto” di oggi; L’ULTIMA ESTATE.

Prometto che non vi posterò gli scritti ogni giorno…Forse due volte a settimana. Io, però, ogni giorno scriverò dalle 90 alle 500 parole per non perdere l’esercizio e la voglia di liberare ciò che si può. Buona estate!

Bangalore; da due giorni pioveva, moderatamente, ritmicamente.

Dalla sua residenza sentiva gorgogliare l’acqua da sotto la terra. Si stava preparando a coprirla per bene. Da lontano intravedeva i folti cespugli di canne di bambù del giardino pubblico; erano lisce quasi argentee nella loro umidità.

Era l’ultima estate in India per Agata; sette anni lì. Sette anni senza calze, quattordici cambi di stagione in tutto tra primavera ed estate. Un ciclo, come diceva suo figlio: -”Dopo sette anni anni succede sempre qualcosa”.

Aveva imparato ad andare piano, soprattutto durante il caldo umido e solare. Slowly, ogni cosa veniva assaporata con lentezza. Adesso il tempo e il “non caso” l’avrebbero riportata al rientro nell’altra parte di , da dove veniva. Intanto però si era goduta questa ultima estate.

Aveva vagato strada dopo strada sui tuk tuk, munita di scatole di biscotti e dolci da offrire ai bambini acrobati, al posto dei soldi, che sarebbero andati sicuramente ai loro padroni. Annusato a lungo il misto di curry e piscio dei cani randagi e l’incenso all’ingresso dei templi. Si dissetò all’acqua delle noci di cocco fresche, bianche lucenti. Camminò a lungo, a piedi, con i sandali infradito, quasi logori ormai, attendendo che le sue mucche amiche si spostassero dalla traiettoria di marcia. Si era stretta nella calca del treno per raggiungere Krishnarajapura per stare un po’ in periferia. Non la stessa che aveva abitato sette anni prima.

E ora dovevo tornare là; una sua parte se ne stava andando ed era necessario che fosse presente al suo passaggio.

Un bussare deciso alla porta. Salutò stretta il suo Krishna, ormai grande, tornato qui, come aveva desiderato da tempo. “Mamma tornerai di nuovo, lo sento”. Gli brillavano gli occhi. “Sicuramente-rispose-in un’altra estate, questa ormai è finita, l’ultima per ora per me, qui”.

Un leggero spessore d’acqua lambiva il primo gradino delle scala d’ingresso. Era ora di partire.

 

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