Anche quest’anno il Diwali, per me è diventato come un rito di passaggio, come una “fine d’anno” in cui, nel nostro ora, “quasi inverno” si accendono luci verso la determinazione e gli auguri più veri e felici. E quest’anno, come da tre anni, andrò insieme all’amica Alessandra vicino al grande fiume per lasciare andare le candele accese sull’acqua…in segno di buon auspicio.
Come dice la tradizione il Diwali commemora il ritorno a Ayodhya del Re Rama, insieme a Sita, sua moglie, già rapita da Ravana, e Lakshmana, suo fratello, dopo 14 anni di esilio e dopo la sua vittoria sul demone Ravana, re dello Sri Lanka. Il popolo della città, al ritorno del re, accese file (avali) di lampade (dipa) in suo onore.(da PassoinIndia).
Dunque si festeggia una vittoria e si spera e si prega, facendo offerte per un futuro non ancora in essere.
Ma il pensiero di oggi, 14 novembre 2015, non può distaccarsi da quanto accaduto ieri a Parigi.
Sospendo ogni giudizio e altro. Solo mi sento di condividere l’immagine delle candele che scendono lungo la corrente e del suono del mantra che ho recitato pensando, ricordare è troppo, è ancora tutto così presente. Una candela adagiata sulle acque…per Parigi e i suoi morti.