Buon inizio settimana, pur essendo di martedì. È da qualche tempo che vorrei raccontarvi di alcune pratiche, che in gergo tecnico a scuola si potrebbero chiamare buone prassi. Io preferisco, in questa occasione titolarle come espedienti che portano a buoni risultati, magari non continuativi, ma con un’apertura sia per insegnanti che allievi.
Sottolineo che come maestra di sostegno, inclusa nel team docente e riconosciuta dai bambini, è più facile provare a cogliere momenti in cui tali avvenimenti possono fiorire. Ve ne racconto due.
Un venerdì mattina, mentre l’insegnante di religione si apprestava a fare lezione, io dalla mia posizione, accanto al bambino che seguo, sentivo cantare sottovoce, in modo però chiaro, un Halleluja ben conosciuto e introdotto in una famosa pubblicità. Allora ho provato. Ho chiesto ai cantori lì intorno se conoscessero la canzone, quale fosse e chi fosse l’autore. Le loro risposte, relative al fatto che la ascoltavano alla tv, mi hanno fatto muovere per accendere qualcosa. Ho chiesto all’insegnante di religione se, al termine della lezione avremmo potuto vedere un video su YouTube per colmare una curiosità. Così è stato. Mentre veniva trasmesso il video, cantato da un noto coro di professionisti, io guardavo i visi attoniti e silenziosi dei bambini. Sono rimasti lì in silenzio, catturati dalla bellezza e non ce n’era uno che si muovesse. Poi abbiamo cercato l’autore, Georg Friedrich Händel, e letto parte della sua storia.
Qualcuno di loro, dopo nell’intervallo, mi ha ringraziato dicendomi che “adesso sapeva da dove arrivava quella canzone che gli piaceva tanto”.
Royal Choral Society: ‘Hallelujah Chorus’ from Handel’s Messiah
L’altro è stato ad opera della maestra di italiano. In quel periodo stava spiegando cosa fosse e come usare il discorso diretto nel contenuto degli scritti dei bambini. Partì dal come riconoscerlo. Quale miglior esempio se non i fumetti. In classe abbiamo un esperto a riguardo, che durante i momenti liberi dalle spiegazioni (ma a volta anche durante) scrive storie a forma di fumetto, riempiendo quaderni e quaderni, scambiandoli poi con i compagni vicini. Dunque quella mattina entrando in classe con il bambino che seguo, ho trovato lui alla lavagna mentre spiegava ai compagni come potessero essere i vari balloon legati alle emozioni e alla parole inseriti in essi. Da qui una vera e propria lezione sulle modalità di scrittura del fumetto che è stata utilizzata, poi, dalla maestra per organizzare l’argomento e gli esercizi a riguardo.
In entrambe i casi sono state colte competenze, talenti e curiosità di alcuni a vantaggio di tutta la classe. Non male direi! In tutto questo è servita l’attenzione degli adulti a carpire il momento e a renderlo fruttuoso. Una buona pratica, in parte destrutturante, ma utile.

Foto di Christian Dorn da Pixabay