Il 18 novembre del 1944 moriva in carcere a Tokyo Tsunesaburo Makiguchi. E domani 20 novembre ricorre l’anniversario della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, avvenuta nel 1989. Apparentemente le due cose sembrano slegate; in realtà come persona e pedagogista un legame voglio farvelo trovare.
Tsunesaburo Makiguchi fu un filosofo, educatore e attivista giapponese che, ad un certo punto della sua vita, convertitosi al buddismo di Nichiren, si trovò a lottare per difendere il valore insito in ogni forma umana contro il crescente militarismo, di stampo shintoista del Giappone dell’epoca. Fu incarcerato con il suo allievo Josei Toda e morì dopo un anno e mezzo di carcere a 73 anni. Fondò insieme a Toda la Soka Kyoiku Gakkai, la società educativa per la creazione di valore, il primo nucleo da cui prenderà poi origine la Soka Gakkai. A livello personale questo mi tocca molto poiché, da circa tre anni, ho iniziato a praticare il Buddismo di Nichiren e da quasi due sono membro della Soka Gakkai. E mi tocca ancora di più il sapere che tale associazione si fondò sull’intento e il desiderio di un pedagogista che voleva portare una rivoluzione umana così determinante e universale.
“I temi fondamentali della sua pedagogia erano tre: in primo luogo, l’educazione doveva basarsi sui bisogni quotidiani delle persone; in secondo luogo, doveva mantenere l’obiettivo della felicità intesa come lo sviluppo di una coscienza sociale e della consapevolezza che chiunque avesse il diritto di essere felice; in terzo luogo, doveva aiutare a sviluppare il potenziale creativo che esiste in ogni essere umano. Nella sua raccolta Il sistema della pedagogia creatrice di valore Makiguchi introdusse la “Teoria del Valore”, influenzato dai pensieri di Immanuel Kant e del buddismo. Al postulato di “verità, bene e bellezza” come valori fondamentali, egli sostituì i criteri di “guadagno, bene e bellezza”. La bellezza è ciò che appaga la sensibilità estetica dell’individuo, il guadagno (tradotto anche come beneficio o vantaggio) rappresenta i valori personali fondati sull’esistenza individuale e il bene è ciò che contribuisce al benessere della società. Per Makiguchi, la “verità” kantiana non era interessante, perché egli riteneva che mirasse alla ricerca di proprietà oggettive, mentre il “valore” era considerato più importante, perché misurava l’impatto soggettivo che un dato evento ha sulla persona. Egli credeva che il valore sociale del bene potesse manifestarsi in vari modi, come ad esempio le donazioni in denaro ai bisognosi. Così, fece della bellezza, del guadagno e del bene il suo metro di misurazione del valore, integrandoli in una visione di armonia, prosperità e sostegno reciproco tra se stessi e gli altri.”(fonte Wiki).
Questi fondamenti riportano, con un buon margine di vicinanza il pensiero costante che ogni educatore e maestro sviluppa nella sua pratica; considerare il bambino o il ragazzo che ha davanti come una persona unica a cui riconoscere il proprio valore e su questo “lavorare insieme” perché diventi fonte di soddisfazione per se stesso e per il mondo che lo circonda. E un allievo soddisfatto di sé coltiverà la fiducia in se stesso e la forza per sviluppare un armonia più grande intorno. Non è un’utopia; è pensare in termini propositivi e creativi; una sorta di curriculum personale(passatemi questo termine di cui tanto si parla) da alimentare sin da piccoli.
E torniamo a domani; esattamente 58 anni fa fu approvata dall’Assemblea Nazionale delle Nazioni Unite la Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia. Non voglio dilungarmi sulla valenza, non solo umana ma giuridica, che tale convenzione portò. Considerare i bambini e gli adolescenti portatori di diritti, cioè riconoscere loro lo status di persona, fu una rivoluzione, anche quella. Ci saranno molte manifestazioni, cartelloni, spiegazioni e momenti di discussone su ciò. A me piace tenere a mente quanto suggeriscono l’articolo 12. e 13. che sanciscono, riferito al minore, “la libertà di opinione su ogni questione che lo interessa” e “la libertà di espressione sotto forma orale, scritta, stampata o artistica, o con ogni altro mezzo a scelta del fanciullo”.
Insomma una bella sottoscrizione dell’importanza dei propri talenti in termini di pensiero e di creatività.
E ora, ditemi, se davvero trovare un filo tra questi due anniversari è così difficile.
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