31^ e ultimo prompt; ritratto di signora!

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Ecco finito agosto…Terminati anche i prompt che, grazie all’esercizio costante(anche se devo dire il vero qualche giorno è saltato all’appello, ma mi sono ripromessa di “riprenderlo) dicevo, grazie alla Prosivendola Alessia Savi e ai suoi suggerimenti, in questo caldo mese, ho dato risposta alla mia voglia di cimentarmi con la scrittura. Solo per il gusto di farlo, non so se ne farò qualcosa di strutturato. In ogni caso l’ho fatto e questo, per me già conta. Dunque ecco l’ultimo incipt RITRATTO DI SIGNORA e le ultime pagine della storia di Agata & company.

E di nuovo grazie per l’attenzione che mi avete donata.

Quella notte sarebbe stata l’ultima lì, almeno per un po’. Ora necessitava di riposo; un calmo, tranquillo sonno. L’indomani un aereo l’avrebbe portata prima a Parigi e poi nella sua città natale. Le telefonate di suo padre, nei giorni precedenti, erano state in parte chiare , in parte nebulose;- ”La mamma è tornata in ospedale”. Non aveva avuto dubbi su cosa avrebbe fatto; sperava solo che il tempo scorresse non allo stesso modo. Più lento per sua madre e velocissimo per lei. Obiettivo; arrivare in tempo, non sapeva per cosa ma, in tempo.

Si svegliò prima del solito. Il suo solito tè, fette biscottate, si lavò e vestì di corsa e preparò uno scomparto della valigia dove infilare un cappotto leggero. Dall’altra parte del mondo era inverno. Abbracciò stretti figlio e marito prima di entrare nel taxi fuori di casa. Sergio le strinse la mano e le sussurrò;- “Sono ancora in tempo, se vuoi, vengo anche io”. Agata si girò, lo baciò sulla guancia e, con le lacrime agli occhi, sospirò -”Ce la devo fare da sola”. Giunta in aeroporto si diresse verso il check-in, passato questo primo baluardo si sedette in attesa dell’imbarco. Due file davanti a lei una nuca femminile attirò la sua attenzione. Aveva i capelli corti, neri, tagliati alla maschietto, un po’ come si usava alla fine degli anni’70. Un taglio pratico che però, non donava proprio a tutti. Si spostò nell’ultima sedia libera in fondo alla fila, da lì riusciva a intravedere anche il viso. Era giovane, sui trent’anni, la linea delle guance lasciava intuire una curva piuttosto tonda che si allungava in un collo non lungo ma ben proporzionato. Le ciglia quasi sporgevano dall’incavo dell’occhio per la loro lunghezza ricurva. Un anello d’oro si agganciava all’orecchio a mo di orecchino. Le spalle non erano minute, ma solide e un po’ spioventi. Una maglietta di cotone a piccoli fiori blue le incorniciavano. Non riusciva a vedere il resto della figura. Ma stette lì quasi rapita e non comprese immediatamente il motivo. Poi si ricordò una foto; sua madre, in bianco e nero, di fronte, sorridente, stesso taglio, maglietta a righe e qualche anno in più della donna che le stava davanti. Ecco perché. Le ricordava sua madre da giovane, il tempo in cui l’accompagnava al mare con i nonni d’estate e veniva a trovarla durante il week end. E le giostre sul lungomare. Ma ora era lì e lei lontana; dieci ore, una giornata le divideva. Era ora d’imbarcarsi. Tolse lo sguardo da quella donna e si concentrò sul suo bagaglio a mano. Arrotolò con cura il maglione pesante affinché occupasse meno spazio e rese silenzioso il telefono. Una volta salita lo avrebbe messo off, con un po’ d’ansia vista la situazione. S’incamminò verso la botola d’apertura; il suo posto era a metà accanto al finestrino. Voleva gustarsi ancora Bangalore dall’alto. Provò a distendersi; stavano dando le solite indicazioni in caso di ammaraggio e altro. Il telefono, nella tasca davanti della borsa, cominciò a vibrare. Era ancora in tempo; -”Che succede, papà?” – “ La mamma sta bene, ha superato un’altra operazione. Qualche giorno e sarà di nuovo a casa. Non preoccuparti”- Sorrise e gli rispose chiara; -”Sto arrivando, baciala per me, dille che l’ho vista qui quando era giovane”- “Va bene, non ho capito. Poi mi spiegherai. Ti abbraccio”.

Ora poteva guardare fuori dall’oblò, respirare con calma e ringraziare la visione di quella giovane donna. Chissà,verso quale vita ed emozioni si stava dirigendo. Per pochi attimi, senza saperlo, l’aveva resa protagonista di un ricordo.

Adesso volava.

capelli corti

La foto è ritagliata da uno scatto di Hosynth su Pixbay

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