4 fiocco di neve: una storia di freddo!

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Siamo giunti al quarto: Laura e Alessandra scrivono ogni giorno e le ringrazio per le suggestioni che ci lasciano.

Anche oggi l’intenzione è quella di farvi viaggiare lontano, questa volta forse più al nord. Qualunque luogo stiate pensando fatelo sgorgare dalla vostra fantasia e prendere forma qui.

Vi lascio una suggestione sonora che trovo interessante. Di Nikproteus

Ed ecco il fiocco!

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  1. A naso all’insù guardava lo spicchio di luna, pensava alle bambine che aveva visto il giorno prima, tutte con i loro zaini colorati, le scarpe da ginnastica tutte uguali ma con colori diversi, i capelli lisci, le loro mamme tutte vestire diverse, alcune erano come quelle che ogni tanto vedeva sui cartelloni delle città che attraversavano. Chissà se quelle bambine stavano guardando la luna. Se allungava la mano poteva toccarla, afferrarla e farne un ciondolo, come quello di una delle sue zie.
    Voleva anche lei uno zaino colorato e le scarpe da ginnastica. Invece la sua famiglia aveva tante regole che arrivavano da tempi lontani. Per loro le mani delle persone comuni erano come le pagine di un libro.
    Lei invece voleva leggere libri veri con le fiabe così belle. Un giorno aveva trovato, camminando su un sentiero dove si erano fermati con la loro casa, un vecchio camper di seconda mano, un libricino dalla copertina rovinata. C’era scritto ‘la famiglia volpacchiotti’ aveva trovato un tesoro che custodiva in una scatola di latta. Così ogni volta che si fermavano da qualche parte usciva ad esplorare sperando di poter trovare altri tesori. La fredda pianura sapeva regalarle piccole cose, come un’albicocca congelata sull’albero e mai raccolta, o una rosa selvatica intatta. Per lei erano i suoi tesori, ricordi dei luoghi in cui passava senza lasciare radici.
    Usava un bastone d’ulivo, fatto fare da uno degli anziani, per cercare tra l’erba, per disegnare sulla sabbia o nella polvere. A lei piaceva disegnare. Il giorno seguente aveva trovato una pozzanghera dove ormai il fango si era addensato. Con il bastone d’ulivo iniziò a disegnare linee senza guardare cosa stesse ideando. Alla fine un meraviglioso cavallo che sembrava sollevare nervosamente la coda apparve su quella tela insolita. Ecco un’altra giornata come tante altre in cui solo lei avrebbe visto la sua creazione e che il tempo avrebbe inesorabilmente ingoiato senza lasciare traccia

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  2. Come stanno strette le mura domestiche a volte! La vita fatta di routine e perbenismo…ci sono giorni che proprio non la sopporto e vorrei sovvertire le regole e riscrivere la mia vita, rinascere zingara: una bambina gitana che attraversa i luoghi del mondo su un vecchio camper usato e sazia la sua curiosità semplicemente vivendo…
    Oppure essere un animale..un cavallo che annusa nervosamente l’aria e può correre via al galoppo.
    Tornare bambina non si può e tanto meno essere un cavallo…
    E allora esco. Prendo il bastone di legno d’ulivo, mio fido compagno, e mi inoltro nella campagna.
    Nella fredda pianura mentre il cielo imbrunisce, l’inquietudine si placa.
    Con le prime stelle anche il cielo mostra un sorriso di luna sottile.

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  3. Il rinnovo
    Il povero camper di seconda mano era arrivato sbuffando. Avevano percorso centinaia di chilometri ed attraversato tutta la pianura fredda per arrivare al mare. Bozhil aveva parcheggiato appena prima delle dune di sabbia ed osservava da lontano sua nipote, quella piccola bambina gitana scalza sul bagnasciuga. L’aria era gelida ma Raseljka era lì immobile in piedi, le mani appoggiate al suo bastone d’ulivo, in attesa davanti all’acqua. Era solo una bambina, una bambina sciamana, una bambina speciale. Lei teneva uniti il suo popolo e la natura. Un compito difficile al giorno d’oggi. Quella bambina minuta ogni anno si presentava davanti al mare e si trasformava in un’anima antica pronta a rinnovare il millenario patto. Era buio e Bozhil si strinse nel giaccone ritraendo il collo per proteggersi dall’aria umida. Osservava Raseljka davanti al mare, illuminata dalla luna, il vestito sferzato dal vento, i piedi bagnati. Dalla schiuma delle onde poco a poco emerse un enorme cavallo bianco, si scosse di dosso l’acqua nervoso e cominciò ad avvicinarsi alla bambina finché le fu di fronte. Un bagliore si sprigionò dal bastone, Raseljka lo prese fra le mani e lo sollevò. La luce investì il cavallo e la bambina. Un lampo accecante. Quando Bozhil ricominciò a distinguere qualcosa nell’oscurità, vide solo la nipote avvicinarsi a passi pesanti nella sabbia. Sorrideva e quando gli fu abbastanza vicina poté vedere sulla sua fronte la piccola voglia a forma di luna sottile brillare ancora di luce.

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