Scrivo poco. Questo il primo dato di fatto. Mi si accumulano i pensieri e le strategie nella mente e poi faccio fatica a trovare il tempo e il momento per renderle visibili. E questo il secondo dato.
E’ luglio ma questa volta preferirei fare ora una sorta di resoconto di come è andato per alcuni versi quest’anno. La scuola, per la parte ufficiale(quella che si vede dall’esterno) è finita esattamente da un mese con le feste e le ultime verifiche. Poi ci sono state le “sistemazioni delle aule”, del materiale fisico e mentale per riunire tutto quanto fatto e verificato. Progetti, comunicazioni, collegi docenti. E intanto avevo ripreso a studiare per i due concorsi straordinari per il “posto comune ” e “di sostegno” alla scuola primaria. Fatti entrambe, passati, non con ottimi voti. Potevo fare di meglio, non in termini di studio, ma di attenzione alla risoluzione dei problemi che mi hanno posto davanti. Eppure ogni giorno, nella scuola in cui lavoravo, dovevo trovare strategie nuove per il bambino che seguivo…Chissà, forse, nei termini teorici le avevo finite o accantonate, le soluzioni. In ogni caso sono stata soddisfatta di aver concluso anche questo percorso iniziato l’anno passato con la specializzazione. E in mezzo un incontro convegno in cui è stato possibile rendere chiaro e visibile il percorso di inclusione e utilizzo della CAA all’interno della scuola in cui ho lavorato.
Tutto questo ricominciando a correre. Dopo l’esperienza della Milano Marathon ho avuto voglia di mettermi un po’ sul serio e sentire quanto e come misurare i miei limiti e le mie possibilità. Oltre che a provare una sana soddisfazione e un chiaro divertimento. Mi sono aggregata al gruppo della Running School di Voghera allenato e seguito “passo passo” da Simona Viola (ricordate, aveva corso con noi nella staffetta alla maratona). Dunque due volte alla settimana ho scommesso con me stessa, sulla mia tenuta, non solo fisica, ma mentale di fare quanto la “coach” mi chiedeva. Mi sono accorta di quanto sia importante e più facile allenarsi con altri, con chi ha più o meno il tuo stesso ritmo e che ti spinge a “forzare” un po’ per stare al passo. In questo passo, più veloce, ha iniziato a correre anche mio figlio. Non ho obiettivi alti, o per lo meno, quelli che penso di raggiungere sono ad ora abbastanza lontani. Non demordo per il momento, pur avendo, un sospetto che un paio di lastre dovrebbero rendere chiaro. E sperare che sia un chiaro positivo e che non debba, dopo poco tempo, attaccare le scarpe al chiodo. Troverò un altro modo.

Strawoman…quest’anno 2 giugno. C’ero!
E mentre molto di questo diventa routine arriva qualcosa che ti fa fermare e riposizionare quanto c’è intorno. Lo star male di un gatto di casa ti pone nell’ansia di prendere decisioni e di dover aspettare parole e pensieri che vorresti non ci fossero. Allora provi a mandare energia positiva intorno e dentro di te perché, conosci da tempo, che è diventato l’unico modo per stare nella sofferenza e accettare che l’impermanenza per un po’ abbia il sopravvento. Per un po’.