Sono giunta quasi alla fine anche di quest’anno scolastico, sotto ogni punto di vista. La meta ora è ogni giorno più vicina. Finiti gli esami, mandata la bozza della tesi. Ora si attende di poter mettere, per così dire, il bollo e concludere.
E ora come accade ogni volta, dopo una fatica, arriva la stanchezza. In questi ultimi dieci giorni mi sono accorta di desiderare profondamente un sonno lungo ore e ore. E arrivano anche i pensieri sul dopo. Nove mesi di giorni infrasettimanali e sabati interi passati all’università…A breve questo non accadrà di nuovo. Cominci a guardare i tuoi compagni di viaggio con una melanconia che ancora non ti attanaglia del tutto, ma già c’è.
Eppure il desiderio più grande è quello di terminare. Finire un percorso. Ma non quello che c’è stato in mezzo. Non riesco, al momento, a scindere la consapevolezza di avere vissuto un anno con altre persone, di averle in parte conosciute e la realtà che non le vedrò presto, non subito, per lo meno…Qualcuna mi ha colpito più di altre, di loro ho ascoltato le storie, visto addirittura i loro figli a lezione con me.
Mi sono passate accanto altre vite mentre la mia si mescolava alla loro. I sorrisi, le paure, le lamentele. Tutto è stato vissuto e masticato e molto insieme, pur mantenendo integra la nostra individualità. Posso dire con certezza di essere stata fortunata e di aver coltivato questa possibilità.
Manca ancora di passare attraverso l’ultima e importante fessura. Poi sarò e saremo “libere” di ricordare e confermare che ce l’abbiamo fatta! E un albero di quelli strani , di quelli disegnati a lezione, può aiutare ad evolvere di nuovo.