Domani si ricomincia. Un anno nuovo tra i banchi di scuola, bambini, genitori, colleghe conosciute e non. Ma prima di tutto questo, prima di un inizio c’è stato un percorso. E una fine.
Un’estate differente dal solito, per certi versi un po’ complicata. Parto da un’ elaborazione. Un realizzare con fatica e cura, così dice Wiki, riguardo al significato e all’etimologia del verbo elaborare dal latino ex laboro (dunque una traduzione non corretta, non me ne vogliano coloro che meglio usano la lingua, potrebbe significare fuori dalla fatica ).
Ma fuori da cosa? Da un lutto. La perdita di una persona cara, a cui ero profondamente legata. E parlare al passato non è così reale, perché per me il legame continua a sussistere, ad essere presente, pur non potendo viverlo nella realtà delle cose tangibili. La fatica più grande è l’accettazione del come e della rapidità dolorosa in cui tutto è avvenuto.
Quindi l’uscire da questo stato emotivo comporta necessariamente tempo (sono andata a leggermi a riguardo la tempistica e l’onere della profondità del lutto a seconda del legame con la persona). Non so quanto ci metterò a stare in contatto con questa fatica. A quando, con calma, potrò dire che sono nella parte ex.
Di fatto ora il dolore arriva più potente dell’inizio. Ma se prima, con fatica, provavo a mitigarlo, ora lo lascio uscire senza remore. Comprendo anche però e sento emotivamente che è necessario starci dentro, viverlo.
Dunque, con il pensiero di stare in mezzo a tutto questo, posso pensare di proseguire, laddove qualcuno non c’è più.
