Questo post nasce dalla visione di un film. La settimana scorsa mi sono goduta,e il termine esprime davvero la sensazione provata, “La forma dell’acqua”. Nessuno spoiler a riguardo ma una raccomandazione.
Non è un film per bambini; non si tratta semplicemente della storia tra “la bella e la bestia” e, in ogni caso, anche a volerla mettere così i due protagonisti sono adulti, persone, e come tali, sullo schermo palesano e vivono i loro affetti e bisogni sotto ogni punto di vista, e in modo esplicito. La riflessione che voglio proporvi è nata riguardo a un tema che da mesi ormai, causa studio e lavoro, alberga spesso nella mia mente. La condizione inclusiva e il suo cammino all’interno dell’istituzione scolastica e più in generale nella società.
Se ne parla molto. Includere una diversità è un processo che coinvolge il contesto in cui tale opportunità accade; si perché di tale siffatta occasione si tratta. A volere vedere è un po’ come voler plasmare un tavolo facendo spazio per un nuovo tassello di forma, colore o materiale differente; non è sufficiente fare un buco. Bisogna fare in modo che si amalgami bene cambiando lo spessore del legno intorno, mettendo tasselli, eventualmente, per sorreggerlo e dandogli una buona posizione in modo che possa mostrare al meglio le sue caratteristiche, evidenziandole dunque. Non inserire e basta. Questo sarebbe, e spesso accade che lo sia, il compito che la scuola e la società si assume nei confronti di chi ha un bisogno differente, deficit o disabilità. La persona diventa parte “in toto” con il suo potenziale nel più e nel meno e non è lei a doversi adattare cambiando se stessa per “normalizzarsi” ma è il mondo intorno che si adatta alla sua singolarità. Difficile? Rispondo: non semplice ma costruibile e in molti casi già costruito.
Nel film, le opportunità differenti sono narrate in modo chiaro, senza mezzi termini. Una frase detta, a suo modo, dalla protagonista è davvero emblematica e credo possa racchiudere la forza della volontà umana riguardo al cambiamento ; “Se noi non facciamo niente, noi non siamo niente”. I processi di cambiamento non sono semplici né privi di fatica. Ma sono necessari.
E’ bello poter vedere tavoli con legni e forme differenti. E magari senza aggiungervi sopra una tovaglia per offuscarne la particolarità: quella tovaglia peserebbe, diventerebbe un handicap.

Foto di Engin_Akyurt su Pixabay