La via del Po…Si torna a scuola.

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Dopo oltre un mese dal ritorno vi scrivo qualche suggestione…

Un’immersione nella fatica condivisa e nella gioia, ogni giorno, cercando di arrivare alla tappa prefissata. In mezzo, a scorrere, lento lui: il Po. A volte mi trovavo a pensare che noi provavamo a stargli dietro sulle nostre bici, con le nostre borse, le nostre luci e il fiato.

È stato rigenerante stare sulla bicicletta così a lungo ogni giorno. Cercavamo oasi di verde e d’ombra per poterci riprendere dalla fatica e dal caldo. Non vi nego che non è stato, ogni volta, semplice. Ma dopo il primo giorno, il più lungo, ogni cosa è diventata una routine. Anche il mio malessere, da troppo calore accumulato, verso la fine di ogni tappa. Potevo solo fermarmi, stendermi su una panchina o su un prato per qualche minuto e bagnarmi la testa con acqua fresca.

L’ordine nelle borse, il togliere da esse solo il necessario, prima di crollare a letto dopo una cena consumata, a volte fuori, a volte direttamente dove eravamo alloggiati. Siamo diventati bravi a portare il minimo indispensabile, ciò che davvero era utile (niente magliette doppie o vestiti per uscite e mutande e calze contate)e in futuro, credo, potremmo fare ancora di meglio.

Il colore più forte che ci accompagnava era il verde, nelle sue più varie sfumature. E poi il grigio, a volte sabbioso, dei percorsi. E l’azzurro del cielo quasi sempre terso, speravamo ogni tanto, in qualche nuvola passeggera. Hanno fatto da contorno il calore, i sorrisi, gli incoraggiamenti e le parole delle persone che abbiamo incontrato lungo i paesi toccati: Lentigione, Bussetto, San Benedetto Po, Brescello, Fratta Polesine, Porto Tolle, Codigoro e infine Ravenna dove abbiamo preso il treno per tornare. E probabilmente ne ho dimenticato qualcuno.

A Fratta Polesine, una deviazione voluta da entrambe, abbiamo reso omaggio alla tomba di Giacomo Matteotti nel centenario del suo assassinio.

Alla fine dopo un giro in barca dentro una parte del delta, il giorno dopo il mare! E l’ultima pista ciclabile in mezzo alle valli di Comacchio, in mezzo all’acqua, Ravenna in fondo ad essa.

Sul treno avevamo il viso abbronzato, come le gambe dalle ginocchia in giù e le braccia dal gomito. Sorridevo a questa particolare abbronzatura tipica di quelli che pedalano. Eravamo fieri e contenti di avercela fatta. Ricordo che gli ultimi dieci km, dalla stazione di Voghera a casa, sono volati. E adesso resta il desiderio di riprovarci.

Oggi intanto ricomincia la scuola per noi insegnanti. Un buon inizio d’anno a tutti e a tutte!

E buona bici.

Una risposta »

  1. bravissima leggerti e’ come vivere in prima persona le emozioni descritte..Una pedalata nella natura x rigenerarsi dallo stress di meglio con c’e’…..buon anno scolastico: fortunati gli allievi che fruiranno delle tue lezioni

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